Ho letto con attenzione quello che ha scritto Iugal, ma continuo a non essere d'accordo con lui.
E neppure con Korn in certa misura.
Vado anche qui per punti.
1. Innanzitutto Iugal ha riportato in modo parziale il mio pensiero.
Nel concetto di classico io ho infatti incluso l'esperienza equilibrata di gioco che tu definisci giustamente anche come bilanciamento.
Un gioco classico ha raggiunto una configurazione "perfetta" anche in termini di bilanciamento.
Nel senso che non ha bisogno di ulteriori modifiche o aggiunte.
Penso agli scacchi o alla dama o al poker (anche se a quest'ultimo gioco non ci ho mai giocato).
Gli esempi che ho fatto vengono dagli astratti dove la perfezione è più facile da raggiungere ... forse.
Ciò non di meno, anche nei giochi a tema non astratto, ma storico, economico ecc. credo che qualche classico vi sia (anche se in misura assai limitata comunque).
Vedi gli esempi di Puerto Rico o Caylus o Imperial o Alta tensione o Pandemia o Diplomacy.
2. Dire che nel concetto di classico vi possono stare giochi che hanno bisogno di limature sempre valutate con peso soggettivo distrugge la definizione di classico.
Perché tra le limature un soggetto può a suo gusto includervi qualsiasi cosa ... o quasi.
3. Un gioco che ha bisogno di limature può essere comunque un buon gioco, anzi anche un ottimo titolo.
Qui sono d'accordo con Iugal.
Ma allora, per ritornare a esempi fatti, si deve ammettere (stando ai giudizi degli esperti) che lo è anche il Brass della prima edizione.
Giocabilissimo e ottimo e quindi non superato come (per la verità) avevi invece sostenuto in altre conversazioni.
I problemi di costo per reperirlo non c'entrano assolutamente niente.
Ma ritorniamo al tema.
Un gioco che ha bisogno di ritocchi o aggiustamenti per me non è o non è ancora un classico.
E in tutto questo non ci vedo nulla di male.
Chiaramente non lo è a maggior ragione se il gioco è addirittura bacato.
Segnalo che io ho usato volutamente nel mio post precedente l'espressione "più o meno distante" per includervi un po' tutti gli aggiustamenti.
Anche se poi ho citato Imperial 2030 che rappresenta l'esito più drastico dei rimaneggiamenti.
E cioè la trasformazione in un gioco piuttosto diverso ... anche per tema.
Ad ogni modo, posso anche concedere a Iugal che ci possono essere limature che non impediscono al gioco di essere un classico.
Ma sono allora limature impercettibili e non difetti.
Limature che non si notano e pertanto neppure si possono chiamare aggiustamenti.
Hanno un peso (uso una espressione di Iugal) pari a zero.
Il che pone il problema (etico?) di capire perché mai sono state inserite (dall'autore assecondato dal mercato) e perché ci si dovrebbe sentire mortificati o emarginati nel possedere una versione del gioco che non le contiene.
I discorsi su capacità di incuriosire di un gioco fatti da Korn mi paiono, poi, del tutto non pertinenti.
Qualsiasi gioco può incuriosire.
Altro è essere un classico.
Quanto al Risiko, citato sempre da Korn, a me pare che gli manchi oggi una perenne validità.
E quindi non riesco a vederlo come un classico.
Resta ovviamente molto conosciuto (come il Monopoli) e per giunta molto variato.
Ma oggi lo si considera per lo più un gioco "infantile".
Anche di Axis and alies vedo poco i tratti del classico.
Benché molto più complesso di Risiko, esistono infatti e si sono moltiplicate numerose versioni che modificano parti più o meno significative di meccanica e componenti.
È un gioco dalla struttura in continua fibrillazione ... molto distante dalla stabilità che contraddistingue un classico.
Stesso discorso vale per Twilight imperium. Pur essendo un titolo molto bello non lo definirei affatto un classico viste le 4 edizioni pubblicate.
Cosa diversa sono le varianti di Alta tensione.
Le varianti di Alta tensione sono (mi pare) repliche dell'originale.
L'originale resta comunque un gioco perfettamente valido anche oggi e quindi un classico.
Un titolo che chiunque voglia avvicinarsi ai giochi di nuova generazione potrebbe provare con piacere e scoprire sempre fresco.
4. Quanto precede non ha nulla a che vedere con questioni legate al collezionismo o di edizioni di un gioco citate da Korn.
La mia era una riflessione sulla definizione di classico.
5. Per quel che riguarda il rapporto con l'economia nessuno di quelli che hanno scritto qui è un babbeo.
Questo è pacifico.
Aggiungo però che l'esperto di giochi non può "fregarsene" dei babbei.
Ha a mio modo di vedere una funzione etica.
Che è quella di saperli ben orientare se chiedono aiuto per esplorare un mondo ludico che sta diventando sempre più un ginepraio di case editrici, di autori o presunti tali, di titoli, cloni, presunti capolavori, espansioni ecc. ecc.
E tra le bussole (che sono tante ovviamente) credo si possa includere anche il concetto di classico, il cui valore e significato peraltro prescinde dalle esigenze dei babbei.