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Discussione: Lo stato della critica

Segnalo un interessante discussione nel forum della Tana dei Goblin riguardo lo stato della critica dei giochi da tavolo.
https://www.goblins.net/phpBB3/lo-stato … 91035.html

Sintetizzo l'intervento che ha aperto la discussione invitando chi interessato a leggere le - al momento in cui scrivo - 5 dense pagine di commenti.

Stiamo osservando come l’attenzione sul mondo GdT si sia stia alzando, complice Kickstarter e i tassi di crescita eccezionali registrati nel settore. A livello di design, si può giustamente parlare di età dell’oro del gioco da tavolo: c’è quantità, qualità, varietà.
Lo stato della critica, invece, mi sembra nel complesso agli inizi. Che è normalissimo, intendiamoci. Ma visto che, da appassionato, ho la speranza che il gioco da tavolo diventi oggetto culturale con una sua dignità, questo non può accadere senza una cultura critica matura. [...]
Mi riferisco alla critica, cioè alle riflessioni strutturate e argomentate su un oggetto culturale, in cui ci si interroga su chi l’ha creato, come, perché, come si pone in relazione al suo genere, al suo campo artistico, al percorso dell’autore o degli autori, SE si può parlare di autorialità e in che modo, che esperienza estetica produce, quali affermazioni esprime, con cosa risuona, con cosa entra in conflitto, come dialoga con le altre opere, con il suo tempo, con qualsiasi altro ambito dell’esperienza umana… eccetera eccetera. [...]
Se osservo il panorama critico del GdT, il livello è, appunto, primordiale e spesso amatoriale. E’ come se ogni critica di un film si riducesse a: quanto dura, genere, tecnica di ripresa, sinossi della storia, mi è piaciuto/non mi è piaciuto, fine. Spesso eseguito egregiamente e con grande competenza, ma rimane lì.

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Re: Lo stato della critica

L'argomento è impegnativo e difficile ... ma molto interessante.
Anche perché aiuta a superare l'immediatezza e l'urgenza della partita da giocare e a riflettere con calma sul senso di quello che si fa nel (di solito) poco tempo che si ha a disposizione.

Grazie per la segnalazione iugal.
Fissare il valore e la validità di un gioco da tavolo non è operazione semplice.
Né inserirlo in modo corretto nel contesto in cui ha visto la nascita e l'eventuale successo tra i fruitori.
Però credo sia un'operazione stimolante e in qualche modo naturale da farsi come capita per ogni prodotto dell'ingegno umano.
In fondo anche i giochi da tavolo sono sintesi di elementi diversi, che intervengono nel processo tanto di creazione quanto di fruizione.
Ed è interessante (e per nulla scontato) capire che cosa faccia la differenza tra un gioco di valore e un gioco che non lo è... soprattutto oggi che le produzioni si sono moltiplicate esponenzialmente e in modo frenetico.... lasciando spesso disorientati e (almeno parlo per me) perplessi....

Non dimentichiamoci poi che un approccio del genere (orientato a stabilire perché un gioco da tavolo è valido e in definitiva bello) aiuterebbe a sgretolare i pregiudizi che ancora oggi circolano sul mondo dei creatori e dei fruitori dei giochi da tavolo (nel 2004, quando ho iniziato ad avvicinarmi ai gdt di nuova generazione, più di qualcuno  mi aveva dato del pazzo...).

P.S. Due annetti fa su Radio3 è andata in onda una trasmissione davvero molto interessante e ben fatta sulla genesi (anche di tipo cultural-ideologico) del Monopoli e la sua fortuna nella storia del  XX secolo...
La consiglio senz'altro se la si reperisce ancora nell'archivio della Rai.

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Re: Lo stato della critica

Condivisibili le perplessità riguardo la frenetica produzione degli ultimi anni. Dettate da motivi economici legati alla crescita della domanda. La qualità però non sembra aver' subito una crescita paragonabile.
Altro aspetto connesso è la proliferazione di titoli medi e light - una vera invasione, i quali richiedono tempi di sviluppo minori, più compatibili con la richiesta di novità del mercato. I maggiori esponenti di questa nuova tendenza sembrerebbero essere i francesi.

Trattandosi di questioni economiche, domanda-offerta, non mi sento turbato più di tanto. Ne vedo l'aspetto positivo di diffusione e sdoganamento del gioco da tavolo. Anche perchè mi sento di avere gli strumenti di difesa dal lato negativo della medaglia, che è quello di incappare in titoli dalla discutibile qualità.

Rimango più perplesso di fronte ad altre operazioni, sempre incentivate dalla crescita degli ultimi anni. Mi riferisco a tentativi di "elevare" il gioco in scatola a qualcosa di forse troppo "alto". Per esempio tutta la faccenda della didattica, dell'imparare giocando a un gioco in scatola. Anche tutta la retorica della socialità ha una valenza che mi sembra a volte invocata in maniera esagerata.
Ci metto un grosso "dipende" alla fine. Sono aspetti positivi e di certo validi, ma vedo il pericolo di usi retorici sempre dietro l'angolo.

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Re: Lo stato della critica

Che i giochi da tavolo abbiano la vocazione a favorire la socialità è indubbio.
La validità e la bellezza (o piacevolezza) di un gioco è chiaramente problema più complesso.
Poi certo non si deve esagerare nell'attribuire a un gioco da tavolo valori o funzioni che non gli sono propri.
Tuttavia, così come esiste un quadro di valore esistono anche prodotti della creatività umana meno importanti che soni comunque sottoposti a giudizio estetico e funzionale: come un mobile, una lampada un'automobile.
Credo quindi abbia senso anche per un gioco da tavolo....

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