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Discussione: Stefan Feld

Game designer di stampo nettamente tedesco.
Conta una schiera di fan piuttosto accaniti, tanto che sarebbe forse più adeguato parlare di veri e propri seguaci, i cosiddetti feldiani.
Di contro conta anche una schiera di detrattori altrettanto convinti.
Nel piccolo del nostro gruppo di giocatori abbiamo sia gli uni che gli altri.
Autore non particolarmente prolifico, ma ogni volta che esce un suo gioco è sempre un evento, sia per seguaci che per detrattori.
Tra i suoi giochi più conosciuti citiamo The Castles of Burgundy, Trajan, Bora Bora, Bruges, In the Year of the Dragon.

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Re: Stefan Feld

Ma pensa cosa leggo Iugal.  wink
Da quello che scrivi ho quindi capito di essere in buona compagnia tra gli ANTI feldiani.
Allo stato è l'esempio più chiaro secondo me di semplice tecnico elaboratore di meccaniche (anche macchinosé qualche volta ) senza alcuna anima né arte.
Uno dei tanti autori nati e cresciuti nel periodo di crescita esponenziale dei giochi german (700 all'anno o giù di lì. ..  pare).
Dopo aver provato in the year of the dragon, the castle of burgundy e trayan per quanto mi riguarda ho chiuso.
Se me lo propongono ancora declino cortesemente e mi dedico ad altro. wink

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Re: Stefan Feld

La produzione di Stefan Feld si divide in due momenti: quella attuale, dove ha consolidato un certo stile e quella iniziale, più "sperimentale" e disomogenea. I giochi del primo periodo non sembrano nemmeno suoi.

Attualmente il suo stile è caratterizzato da:
- meccaniche innovative (nei limiti dell'innovazione del settore)
- la cosiddetta insalata di punti, dove quasi ogni azione prevede una ricompensa in punti vittoria
- sottogiochi spesso "slegati" tra loro (a livello di ambientazione ma mai di logica interna del gioco)
- giochi molto carichi dal punto di vista della componentistica (spesso per questo disorientanti)
Ambientazione appiccicata e interazione mai diretta non le metto perchè sono caratteristiche comuni a molti german.

Sono reduce da una prova su strada di In The Name of the Rose, gioco del primo periodo, a la qualità dell'autore non è discutibile.
Il game design è impeccabile, tutto perfettamente al suo posto. Il miglior deduttivo a cui abbia mai giocato (sebbene ne abbia giocati pochi).
Nell'Anno del Dragone, altro gioco del primo periodo, ha di nuovo un game design veramente fatto bene. Oltre a essere un gioco oggettivamente innovativo e unico nel suo genere. Poi può non piacere, chiaro. E' un gioco che se sbagli una mossa hai perso, ma in un ora di partita mi sembra accettabile.

Sottolineo che io non mi ritengo affatto un feldiano. E mi chiedo come mai sia osannato a livelli di setta satanica. Mi piacciono molto alcuni suoi giochi (Trajan, Brugge), ma quando esagera con le caratteristiche elencate sopra lo detesto. Un esempio è Bora Bora: meccanica di gestione dado molto bella ma del tutto offuscata da un opulenza di elementi che la mettono in secondo piano. Poi anche quà il game design è da manuale...

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Re: Stefan Feld

Crea giochi talmente piene di diversi meccanismi per accumulare punti che ritengo un miracolo (o un segno di estrema bravura) il fatto che non ci siano sbilanciamenti eccessivi.
Non disprezzo Trajan e anche Bora Bora mi era piaciuto... ma è suo anche Notre Dame, vero? Nel caso lo preferisco, in quanto più semplice... nonostante una chiarissima ed eccessiva alea nella pesca delle carte.
Cercasi house rule per ovviare al problema...

Ecco, poi diciamo che se penso a uno "elegante" nelle meccaniche... non penso proprio a lui! big_smile

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Re: Stefan Feld

korn ha scritto:

Crea giochi talmente piene di diversi meccanismi per accumulare punti che ritengo un miracolo (o un segno di estrema bravura) il fatto che non ci siano sbilanciamenti eccessivi.

Garantito, è qualità nel game design e uno sviluppo perfetto (anche grazie agli editori). Non ci sono strategie dominanti o azioni più remunerative, anche se a prima vista sembrerebbe così. I suoi giochi più da gamers sono anche per questo usati nei tornei.

korn ha scritto:

ma è suo anche Notre Dame, vero? Nel caso lo preferisco, in quanto più semplice... nonostante una chiarissima ed eccessiva alea nella pesca delle carte.

Si, suo anche Notre Dame. E' un gioco volutamente molto tattico, è proprio una chiara scelta di design quella di gestire così le carte. Sono talmente evidenti i sistemi per correggere quel fattore che non è certo un "errore" bensì una "scelta" (che può piacere o meno, ovvio).
L'esempio più eclatante in quel senso è Brugge, gioco che definisco spudoratamente tattico. Per ovvie e evidenti scelte di design (non difetti o errori). A te non piacerebbe sicuro.

korn ha scritto:

se penso a uno "elegante" nelle meccaniche... non penso proprio a lui! big_smile

Si questo è vero, "sporca" sempre le meccaniche aggiungendo roba. Infatti quando esagera in questo senso non mi piace.

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Re: Stefan Feld

Mah.... io distinguo tra un gioco opera della sola tecnica dell'invenzione e un gioco opera dell'arte dell'invenzione. Viviamo nell'era della tecnica e quindi anche nei giochi da tavolo il segno dei tempi purtroppo si sente. Ma andrei fuori tema.... wink

Sull'ambientazione concordo: è un elemento irrilevante nei giochi di Feld e di tanti (troppi) altri produttori di giochi.
Personalmente credo che se l'80 % dei german si giocasse con bottoni foglietti bianchi e poco altro sarebbe più onesto invece di scomodare l'imperatore Traiano ad esempio. A proposito di bottoni.... forse patchwork  di Rosenberg rappresenta la nemesi di tutto ciò big_smile

PS per Matteo. Chiedi a Pierluigi cosa pensa di In The year of the dragon. tongue

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Re: Stefan Feld

spillo69 ha scritto:

Chiedi a Pierluigi cosa pensa di In The year of the dragon. tongue

Lo so che lo odia.
Ma è un antifeldiano a prescindere.
E poi dai, gioca agli ameritrash...

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Re: Stefan Feld

La solita insalata di punti smile

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