La produzione di Stefan Feld si divide in due momenti: quella attuale, dove ha consolidato un certo stile e quella iniziale, più "sperimentale" e disomogenea. I giochi del primo periodo non sembrano nemmeno suoi.
Attualmente il suo stile è caratterizzato da:
- meccaniche innovative (nei limiti dell'innovazione del settore)
- la cosiddetta insalata di punti, dove quasi ogni azione prevede una ricompensa in punti vittoria
- sottogiochi spesso "slegati" tra loro (a livello di ambientazione ma mai di logica interna del gioco)
- giochi molto carichi dal punto di vista della componentistica (spesso per questo disorientanti)
Ambientazione appiccicata e interazione mai diretta non le metto perchè sono caratteristiche comuni a molti german.
Sono reduce da una prova su strada di In The Name of the Rose, gioco del primo periodo, a la qualità dell'autore non è discutibile.
Il game design è impeccabile, tutto perfettamente al suo posto. Il miglior deduttivo a cui abbia mai giocato (sebbene ne abbia giocati pochi).
Nell'Anno del Dragone, altro gioco del primo periodo, ha di nuovo un game design veramente fatto bene. Oltre a essere un gioco oggettivamente innovativo e unico nel suo genere. Poi può non piacere, chiaro. E' un gioco che se sbagli una mossa hai perso, ma in un ora di partita mi sembra accettabile.
Sottolineo che io non mi ritengo affatto un feldiano. E mi chiedo come mai sia osannato a livelli di setta satanica. Mi piacciono molto alcuni suoi giochi (Trajan, Brugge), ma quando esagera con le caratteristiche elencate sopra lo detesto. Un esempio è Bora Bora: meccanica di gestione dado molto bella ma del tutto offuscata da un opulenza di elementi che la mettono in secondo piano. Poi anche quà il game design è da manuale...